AEROFONI

Flauto traverso

Scheda tecnica

Antenato: antico flauto dritto
Data e luogo di nascita: XII secolo d.C.
Timbro: limpido e brillante
Materiali e forma: in origine in legno, oggi in metallo
Dimensioni: 70 cm circa
Produzione del suono: a imboccatura libera
Posizione: di traverso rispetto all’esecutore
Estensione: medio-acuta

Struttura

Lo strumento ha la canna cilindrica, è lungo poco meno di 70 cm e si chiama traverso perché viene tenuto dall’esecutore in posizione trasversale rispetto al suo volto. Oggi è costruito in argento o in leghe metalliche, mentre nei secoli passati era in legno (per lo più di bosso). Inizialmente non aveva chiavi: incominciò a esserne dotato nel corso del ‘700.

Timbro

Dal suono limpido e preciso, anche se un po’ freddo ed uniforme, il flauto traverso ha nel tempo acquistato una sempre maggiore agilità: da qui la brillantezza del suo timbro, che lo ha reso adatto, per esempio, ad imitare il canto degli uccelli: proprio per questa sua versatilità, anche Beethoven lo ha utilizzato per imitare il canto dell’usignolo nel II tempo della sua Sinfonia Pastorale; Saint Saëns nella “Voliera” del suo Carnevale degli animali e Prokofiev, nella sua fiaba Pierino e il lupo per “l’uccellino”. Il flauto traverso sa inoltre evocare atmosfere serene ed estatiche, come nel Preludio al pomeriggio d’un fauno di Debussy.

Tecnica

Il suono si ottiene soffiando direttamente contro la parte superiore dell’imboccatura. Uno degli effetti più suggestivi è il frullato, che consiste nel produrre il soffio pronunciando contemporaneamente le consonanti “tr”o “dr”. Il sofisticato sistema di chiavi consente all’esecutore una grande agilità di esecuzione.

Diffusione

Già in uso presso molti popoli antichi anche non europei, scomparve alla caduta dell’impero Romano d’Occidente per riapparire intorno all’anno Mille in Germania e nei Paesi di civiltà bizantina; si diffuse nel resto dell’Europa verso il 1300: nel Cinquecento già ne esistevano almeno di quattro lunghezze, cioè di almeno quattro registri (soprano, contralto, tenore e basso), ma solo nel Settecento lo strumento incominciò a godere di un grande favore. Vivaldi scrisse per il flauto traverso alcuni bellissimi concerti (ad esempio Il cardellino e La tempesta di mare). In Francia ed in Germania si affermarono alcuni virtuosi, come Jacques Hotteterre e Johann Joachim Quantz. Nel corso dell’Ottocento il tedesco Theobald Boehm migliorò notevolmente il sistema di chiavi dello strumento con alcune innovazioni di sua invenzioni, che vennero presto applicate ad altri strumenti a fiato e che sono ancora in uso oggi. Grazie a Severino Gazzelloni il flauto traverso ha conosciuto ai nostri tempi un grande revival.

Particolarità

Il flauto traverso ha diversi fratelli: uno dei più importanti è l’ottavino, così chiamato perché suona più acuto di un’ottava rispetto al flauto normale: ha pertanto un timbro molto penetrante, tanto da essere udito anche in un fortissimo di tutta l’orchestra; è quindi assai adatto ad imitare i sibili del vento, come ha ad esempio fatto Wagner nel suo L’Olandese Volante. A Milano, nel Museo del Castello Sforzesco è invece conservato un modello di flauto traverso che poteva anche essere utilizzato come bastone da passeggio.